Unione Europea: al via la scelta sulla Carbon Tax

Nel processo di trasformazione avviato a livello globale ormai da anni per contrastare i cambiamenti climatici e raggiungere condizioni di parità a livello mondiale, la Commissione per l’Ambiente del Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione per applicare una tassa sulle importazioni inquinanti nell’Unione Europea (c.d. “Carbon Tax alle frontiere” o “Carbon Border Tax”), che permetta all’Unione Europea di alzare i prezzi dei prodotti provenienti da paesi meno attenti al clima, e scongiurare così il rischio della rilocalizzazione delle produzioni inquinanti in Paesi con normative meno rigide.

Le ragioni dell’istituzione della Carbon Border Tax risiedono nel costante aumento di tali emissioni, tanto da esser stata dichiarata, alla fine del 2019, l’emergenza climatica da parte del Parlamento Europeo, con impegno dell’UE a raggiungere la neutralità climatica il prima possibile, in ogni caso entro il 2050.

La Carbon Border Tax si configura dunque come uno strumento chiave per le politiche climatiche in ambito UE e si inserisce nel contesto della CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), ossia un meccanismo di adeguamento delle frontiere del carbonio che garantisca un prezzo delle importazioni in linea con il loro contenuto di carbonio. E in relazione ad essa l’UE è tenuta a formulare una proposta dettagliata nel secondo trimestre del 2021, che potrà avere effetti notevolmente impattanti sul mercato europeo del carbonio (i.e. l’ETS).

Il valore della misura è stato stimato in misura variabile dai 5 ai 14 miliardi di euro l’anno, somme che confluiranno con effetto immediato nel Recovery Fund.

Scopo della misura è di scoraggiare quei settori considerati a rischio della c.d. ‘carbon leakage’ – ossia il trasferimento della attività più inquinanti fuori dall’UE – disincentivando tali trasferimenti all’estero e rendendo così più conveniente un adeguamento degli impianti alle normative comunitarie e soprattutto al perseguimento degli obiettivi climatici.

Una CBAM si pone dunque come un meccanismo di fondamentale importanza per l’emission market poiché tutte le misure adottate saranno fortemente connesse ai prezzi dell’ETS e contribuiranno alla formazione dei prezzi.

Quanto alla sua realizzazione pratica, potrebbe basarsi su considerazioni metodologiche simili a quelle dell’ETS (a meno che l’esportatore non certifichi un contenuto di carbonio inferiore), o definire un contenuto di carbonio dei prodotti e associarli a livelli fiscali o tariffari.

Nei prossimi mesi assisteremo dunque agli sviluppi della consultazione pubblica avviata lo scorso 22 luglio dalla Commissione Europea al fine di delineare nel concreto le modalità operative della predetta CBAM, finalizzata ad incentivare il processo di decarbonizzazione per le industrie europee e non europee e a tutelare la competitività delle imprese e i settori più inquinanti nell’ottica di una riduzione delle emissioni.